mercoledì 7 dicembre 2016

SCUSA, NON CAPISCO

ci sono molti motivi per cui una persona viaggia da sola.
io, nello specifico, viaggio da sola perchè mi piace stare da sola.
prendere i miei tempi, perdermi negli spazi, osservare le cose, interagire con la specie umana per libero arbitrio.
avendo qualche gene psycho nemmeno troppo latente, quando sono in giro passo dallo stare giorni interi senza proferire parola alcuna che non sia strettamente legata all'ordinare del cibo, al ritrovarmi a chiacchierare alla fermata di un night bus con un anziano inglese che mi racconta di quando stava a Venezia durante la guerra con i canali che puzzavano di cacca [true story].
resta comunque empiricamente provato che la gente abbia più voglia di parlare con me di quanto io abbia voglia di parlare con la gente...
è così che negli anni ho affinato la mia tecnica dello SCUSA, NON CAPISCO quando sono in terra franco/anglofona.
scusanoncapisco è un toccasana per tagliare corto coi deficienti o per tirarsi fuori da qualche situazione noiosa.
e capita che alle volte sia anche un modo divertente per passare dieci minuti a [non]parlare con persone che, credendo che tu non capisca davvero, dicono cose che altrimenti non direbbero affatto...

Londra.
agosto.
esterno giorno.
passeggio da sola per Tottenham Court Road con uno zainetto in spalla bevendo caffè.
un ragazzo con una cartellina in mano mi ferma e comincia a parlarmi di una petizione da firmare...
parte il piano misantropiaportamivia:
"scusa, non capisco, non parlo bene inglese"
"do you live in London?", dice scandendo le parole.
"no"
"tourist?"
faccio segno di sì con la testa.
"oh, ok..."
sto per proseguire per la mia strada, quando chiede "spanish?"
"no, sono italiana"
"oh, italian! siono stanco! fa friedo!"
scoppio a ridere, pensando che oh, se queste sono le uniche parole che ha imparato, nel bel Paese non si dev'essere trovato poi molto bene!
"quasi... ma non è freddo, fa caldo!"
lui mi guarda con aria confusa, mi sa che non ha davvero capito un tubo.
io continuo il mio teatrino: "freddo vuol dire cold, caldo invece è hot" gli dico, pronunciando rigorosamente cold con la o aperta e hot senza la acca.
"aaaah, ok" annuisce, poi mi guarda e sorridendo dice: "you are hot"
mi lascia un po' sorpresa, ma lo dice in maniera carina...
voglio dire... l'esemplare maschio spesso non ha un modo molto aggraziato per dimostrare il proprio interesse; una volta ho rimediato un "quante patate ha mangiato tua mamma per farti così gnocca?", giuro su dio, ed è stata una cosa talmente penosa che dubito fortemente che quello la veda nemmeno col binocolo, una patata.
"it is hot" ripeto, facendo la finta tonta.
"oh yes, but you are hot" dice sottolineando lo you indicandomi con il dito, divertito da un gioco di parole che crede che io non capisca.
capiamoci, non è che cestaapprovà eh, il suo è soltanto un complimento spontaneo senza secondi fini, incastrato dentro un finto equivoco.
e sono proprio quei complimenti lì, quelli gratuiti, che mi imbarazzano da morire, così tanto che in genere faccio finta di non capirli nemmeno se me li fanno in italiano.
so che sto arrossendo, è decisamente ora che io tagli la corda.
saluto, giro i tacchi e scappo via.
attraverso la strada e faccio per imboccare Goodge Street, quando un'altra ragazza con la cartellina in mano mi ferma e ricomincia la tiritera.
la interrompo gentilmente dicendole, in inglese, che mi spiace, ma non abito a Londra, sono solo in vacanza...
mi chiede dove sto andando di bello e le rispondo che ora vado al Pollock's Toy Museum, più tardi a Neal's Yard; mi consiglia un posto vicino a Covent Garden dove andare a mangiare qualcosa...
chiacchieriamo qualche minuto.
giro lo sguardo sul marciapiede opposto e incrocio quello del ragazzo di prima.
ride scuotendo la testa, consapevole di essersi fatto prendere in giro.
gli sorrido e gli faccio un gesto di saluto con la mano, lui risponde agitando la sua.
mi giro e riprendo il mio viaggio misantropo.
chissà se e quando parlerò di nuovo con qualcuno, nei prossimi giorni?

martedì 20 settembre 2016

DOMENICA

5.17 am: BrightonTheCat ha fame.
rotolo giù dal letto, mi trascino fino alla stanza di là, apro la bustina di straccetti di coniglio, ne verso metà nella ciotola, faccio un grattino al gatto in mezzo alle orecchie, mi ritrascino verso il letto e torno a dormire.
tutto regolare.
normale amministrazione.

8.33 am: BrightonTheCat vuole uscire.
rotolo giù dal letto, mi trascino fino al salotto, apro la porta che dà sul giardino, tiro le tende per non far vedere alla vicina le condizioni subumane della cucina, bevo un bicchier d'acqua, mi ritrascino verso il letto e torno a dormire.
tutto regolare.
normale amministrazione con variatio week end.

10.24 am: mi decido ad alzarmi.
infilo i pantaloni della tuta, apro i balconi, accendo la macchina del caffè, scorro la tl di facebook sul telefono andando avanti e indietro tra una stanza e l'altra.
tutto regolare.
o forse no.

in mezzo ai soliti post qualcuno ha condiviso una notizia dal sito dell'ansa.
apro la pagina.
l'articolo è piuttosto breve eppure non sono in grado di comprendere il testo per intero.
il mio cervello è riuscito ad elaborare solo tre informazioni:
esplosione - New York - 23rd st. 6th ave.
non riesco a respirare.

lì vicino, lì troppo vicino, al sesto piano di un palazzo con un portiere cagacazzi, c'è l'ufficio di N.

non riesco a muovermi.
mi viene da vomitare.

accendo la tv e cerco di concentrarmi, di capire cosa, come, dove, quando.

esco in giardino, accendo una sigaretta, cerco di razionalizzare.
le otto e mezza di sabato sera, non poteva essere lì.
di sicuro era da qualche altra parte...
a casa sua, con lei.
o a cena da qualche parte, nel lower east side o a Brooklyn o dovecazzoglipare, con lei.
per la prima volta mi ritrovo a pregare dio che fosse con lei.
qualsiasi cosa, purchè non fosse lì.
e se invece avesse dimenticato qualcosa? se avesse avuto un appuntamento? se avesse avuto da fare e avesse fatto tardi?
no.
lui sta bene.
lo sentirei se non fosse così, lo sento sempre quando c'è di mezzo lui.
controllo l'ora del suo ultimo collegamento su whatsapp: le 7:29 mie, l' 1:29 sua.
va tutto bene.
va. tutto. bene.

ritorno sul divano, faccio il giro di tutti i telegiornali.
mi sento terribilmente spaventata e impotente.
la sola idea che possa accadergli qualcosa mi fa morire.
mi pare di sentirlo mentre mi dice con tono annoiato "mi sembri mia madre" per l'ennesima volta...

vorrei scrivergli, ma non posso.
non posso per un sacco di motivi, che non ho deciso io.
"sto bene".
solo due parole, è tutto quello di cui avrei bisogno.

i legami tra le persone non godono di proprietà transitiva.
il fatto che qualcuno sia estremamente importante per te non implica che tu sia importante per lui.
d'altro canto, il fatto che qualcuno ti cacci a pedate dalla propria vita non implica che tu riesca a farlo uscire dalla tua.
in ogni caso puoi guardarla come ti pare, ma se tieni davvero a una persona devi trovare il coraggio di lasciarla andare quando sceglie di non rimanere, per quanto male possa fare.

riprendo lo zapping ossessivo-compulsivo dei tg e cambio, cambio, cambio, cambio, cam...
un'immagine di sfuggita mi ha colpito nella penultima schermata.
torno al canale precedente.
eccolo lì.
in basso a sinistra, sopra titoloni a caratteri cubitali e accanto alle immagini in diretta di ambulanze e auto della polizia coi lampeggianti accesi, c'è la foto di un tizio.
solo che non è un tizio qualsiasi, lui è Andrea Marinelli.

non conosco di persona Andrea, ma so benissimo chi è.
si sa, io so un po' di roba su un sacco di gente, è uno dei miei talenti.
uno dei suoi, invece, è raccontare le cose.
perchè spesso non è solo quello che dici, ma è come lo dici a fare la differenza.
il resto di ciò che so di lui me l'ha sempre fatto piacere molto; non so precisamente perchè, ma così, ad istinto, mi dà la sensazione di uno di cui ci si può fidare.

è complicato da spiegare, ma il fatto che quello che sta parlando ora sia proprio lui ha un significato particolare, un senso che va molto al di là di un giornalista in collegamento al telegiornale.
è una questione di dettagli.
non è solo un caso, lo so bene.
Andrea parla di tante persone che in quel momento se ne stavano beate a farsi i fatti loro da altre parti della città e che, probabilmente, nemmeno si sono accorte di cosa stava accadendo.
tra quelle parole che arrivano nelle case di qualsiasi italiano, è come se ci fosse un messaggio solo per me.
continua il suo discorso con un tono di voce sicuro e rassicurante: New York non si ferma, domani è un giorno nuovo e tutti riprenderanno a fare le loro cose senza farsi condizionare.
sono le stesse parole che mi direbbe N.

nyc non si ferma mai ed è proprio per questo che il suo posto è lì.
gli somiglia quella città, sembrano fatti della stessa essenza.

se la vita fosse un quaderno, la sua sarebbe un raccoglitore ad anelli contenente solo pagine bianche; ogni mattina un foglio nuovo da scrivere da zero, staccare la sera e archiviare in un posto che guarda soltanto di rado.
la mia, invece, sarebbe un taccuino consumato con i fogli ben rilegati, pieno di appunti, scarabocchi e spazi bianchi nel mezzo lasciati in sospeso, da riempire prima o poi; un libricino da tenere in borsa e portare sempre con me, per non perdere e non dimenticare le cose passate.

mentre lui corre sempre avanti senza girarsi indietro, io non posso fare a meno di stare a osservarlo da lontano, con l'istinto di proteggerlo e la consapevolezza di non poterlo fare.
"mi sembri mia madre".
già, lo so, è vero.
e adesso va' a lavarti i denti, mettiti il pigiama e fila a letto, piccola testa di cazzo, chè oggi mi hai fatto perdere dieci anni di vita.

sabato 6 agosto 2016

GLASSY GIRL [GOODBYE]

madre natura mi fece ciecata.
tipo che a conti fatti ci vedo praticamente la metà di una persona normale.
porto gli occhiali da quando avevo quattordici anni.
da quando nelle interrogazioni al liceo prendevo quattro perchè non riuscivo a leggere i fogli di suggerimento che alzavano i miei compagni in seconda fila.
oddio, non che poi sia andata molto meglio eh... però almeno mi sono accorta che da lontano non ci vedevo un cazzo.

credo, modestamente, di aver un certo taste per gli occhiali.
del resto, dato che senza non posso nemmeno andare al bagno, col tempo ho imparato a fare di necessità virtù.

qualche anno fa, dopo i Paco Rabanne rotondi, i Gucci trasparenti, i Prada rettangolari, i Ferragamo da drag queen che il mio ottico mi ha più volte chiesto di rivendergli, sono arrivati loro: un paio di Vanni (mai sentiti nominare prima) da supernerd, con la montatura spessa, nero satinato.
e niente...
ci ho acchiappato un sacco con quegli occhiali.
ma da non crederci.

con l'avvento del famigerato FaceFeed, loro (mica io) sono diventati un vero e proprio must ed è così che è nata la glassy girl.
dei messaggi ricevuti (e parliamo di centinaia al giorno, mica spicci) un buon terzo era riferito più alla mia montatura che a me.
dai complimenti pacati alle proposte da osteria, ne ho sentite di tutti i colori.
ci abbiamo riso un sacco io e #IlChicco, quando ancora si era amici-amici, a leggere le stronzate che riuscivano a partorire le menti di questi individui.
il nostro sport preferito.

è stato merito, o forse sarebbe meglio dire colpa, loro se ho conosciuto lui, in un noioso pomeriggio di giugno.
come tutti i deficienti di FaceFeed, solo che lui era un deficiente speciale.
erano proprio quegli occhiali la cosa che gli piaceva di me, tanto da chiedermi di indossarli quando gli mandavo qualche foto dove non li portavo.
negli ultimi due anni li ho usati come i croccantini per gatti, per cercare di farlo tornare quando si allontanava troppo.
solo si sa, i gatti non sono proprio scemi, alla fine non ci cascano più.

mi hanno accompagnato in mille avventure.
mi hanno portato dall'altra parte del mondo, in un viaggio che, senza di loro, avrebbe avuto un significato diverso.
mi hanno portato fortuna.
mi hanno portato guai.
grandi gioie.
grandi dolori.

mi guardo allo specchio e non so vedermi senza, sono parte di me, di quello che sono.
mi guardo allo specchio e non riesco a continuare a portarli; se ne stanno lì appoggiati sul naso a ricordarmi quello che volevo da morire e non ho avuto.
è ora di chiuderli in un cassetto e andare oltre.
e fa male rinunciarci.
fa male lasciare andare quella che è una delle pochissime cose che mi resta di lui.

è il momento di un paio di occhiali nuovi.
più grandi, più squadrati, più sottili.
forse non servirà a nulla.
forse sì.
a brand new glassy girl.


a new day
a new age
a new face
a new lay 
a new love
a new drug
a new me

venerdì 29 luglio 2016

ON AIR [NOIR DÉSIR ET TOI]

Pendant que la marée monte
Et que chacun refait ses comptes
J'emmène au creux de mon ombre
Des poussières de toi
Le vent les portera


al buio in giardino.
ci siamo solo io, la musica, le sigarette e lei, quella sensazione pesante incastrata nella trachea.
mando avanti la playlist una, due, tre, quattro volte, poi eccola: le vent nous portera.
un pezzo oscuro per la sua sonorità e per l'eco macabro che tutti i brani dei noir désir sono destinati a portarsi dietro.
già, perchè succede che un giorno Bertrand Cantat uccide la donna che ama nella stanza di un hotel di Vilnius.
una storiaccia tetra che parla di artisti maledetti, cuori tormentati e disequilibri, difficile da ignorare.

alzo il volume, chiudo gli occhi e cerco di non pensare a niente, ma non posso.
c'è un particolare, in tutta questa storia, che si è infilato nel mio cervello come un tarlo e non mi lascia in pace.
dettagli.
sono sempre quelli che mi fregano.

"Bertrand Cantat uccide la donna che ama nella stanza di un hotel di Vilnius...."
Vilnius, la capitale della Lituania.
Vilnius, la città natale di una ragazza alta alta, magra magra e bionda bionda. 
una ragazza che un giorno arriva a New York per fare la modella.
la modella che viveva con un tipo bizzarro con le bretelle e i capelli spettinati.

è strano come la mente cambi la prospettiva delle cose.
è strano come tutto, sempre, ovunque, continui a parlarmi di te.
è strano come più io cerchi di dimenticarti, più non riesca a mandarti via.

polvere di te che mi è rimasta addosso.
polvere di te che il vento non riesce a portare via.

venerdì 22 luglio 2016

22 LUGLIO: SANTA MARIA MADDALENA DI MAGDALA

quando sono nata padreh avrebbe voluto chiamarmi Giorgia.
Giorgia come Giorgio, il nome di padreh.
fratelloh, che aveva sette anni, ha tirato su la terza guerra mondiale perchè se chiamavano me Giorgia come Giorgio, allora dovevano chiamare anche lui Giorgio come Giorgio.
cosa che quando sei un settenne ha perfettamente senso.
al termine di una rumorosa campagna di protesta, madreh e padreh hanno chiesto "allora, figlioh, come vuoi che chiamiamo sorellinah?" e fratelloh:
"Maddalena".

per molti anni l'ho davvero detestato.
tutte le mie amichette avevano nomi come Sara o Cristina o Francesca, tipo che ne chiamavi una e si giravano minimo in cinque, mentre io ne avevo uno da vecchia matrona siciliana col fazzoletto nero in testa e il rosario in mano che faceva a gara con Concettina e Addolorata.

poi invece ha iniziato a starmi un pochino più simpatico...
alla fine degli anni '80 hanno cominciato a passare in tv "Don Tonino", un telefilm italiano scrausissimo con Roncato e Sammarchi; una cosa davvero, davvero, davvero trash, basti pensare che oltre a cip e ciop ci hanno recitato pure Lory Del Santo e uno dei Bee-Hive (dico sul serio, uno dei Bee-Hive umani).
nemmeno a dirlo io, che già da piccola avevo un feeling con le storie dove qualcuno schiatta di morte violenta, lo adoravo e non me ne perdevo una puntata (anzi, quasi quasi se lo trovo me lo riguardo pure).
insomma, per farla breve in questo "Don Tonino" c'era una bambina rompicoglioni che si chiamava proprio Maddalena...
era la prima volta, se escludiamo la canzone "Maria Magdalena" di Sandra, che trovavo il mio nome in qualcosa di "famoso" e così ho cominciato a pensare che, se lo usavano in un telefilm che secondo me era bellissimo, non doveva poi fare così schifo, no?

a metà degli anni '90 è uscito un tormentone globale intitolato "Macarena".
è stata un'agonia.
ci sono voluti almeno un paio d'anni, non scherzo, prima che tutti i simpaticoni del circondario la piantassero di farmi notare l'assonanza chiamandomi cantilenando e roteando il bacino, con tanto di saltino finale.
io, che stavo in piena fase post-grunge-chic-adolescenzial-cagazzi, li avrei bruciati tutti.

ovviamente, per tutto il corso della mia esistenza, ho dovuto fare un po' i conti col fatto che ce n'è una, di Maddalena, famosa per davvero:
SantaMariaMaddalenaDiMagdala, la prostituta più celebre della storia.

quando hai il nome di una puttana vip, le cose non sono sempre semplici semplici.
ricordo ancora una simpaticissima puntata di Gilmore Girls in cui la lessa, dopo il primo giorno di scuola, chiede alla madre borderline "mamma, perchè tutti mi chiamano Mary?" e l'esaurita "perchè pensano che sei una sfigata che non distingue un pene da una vagina, amore mio bello" e la rintronata "aaaaaaaaanh, ho capito! ma allora come mi avrebbero chiamato se fossi stata un putanun che la dava via come il pane?" e la schizofrenica "ti avrebbero chiamato Maddalena".
clap clap clap.
no, davvero, ottima battuta Amy Sherman-Palladino.

devo comunque ammettere che ho sempre potuto godere della serrata concorrenza offerta da Elena di Troia, che se vogliamo è più alla portata di tutti e quindi più accessibile al perculo, specie quando frequenti il liceo e hai una compagna di classe che ha la sfiga di chiamarsi proprio Elena.

ad ogni modo è con l'entrata in voga dei massoni, gli illuminati, Dan Brown, Adam Kadmon e cazzi e mazzi, che le cose hanno cominciato a dare il meglio di loro...
qualche anno fa tornavo da Marina di Massa in treno, il viaggio della speranza.
già era cominciata bene che arrivata in stazione avevo trovato l'armageddon: almeno una dozzina di poliziotti in tenuta antisommossa (casco, scudo in policarbonato e manganello) piantonava il binario in attesa del mio treno.
uno di loro si avvicina a me e qualche altro passeggero e ci chiede cortesemente di rimanere fermi all'interno di una precisa area della banchina e, una volta arrivato il regionale, salire esclusivamente tutti insieme sulla prima carrozza.
al che ci è parso lecito chiedere che diamine fosse tutto quel casino, mentre alle spalle dell'agente cominciava ad arrivare una flotta di scalmanati che Abatantuono versione Attilaflagggelloddidddio je faceva una pippa, e questo, serafico, ci dice "ah no, niente... c'era Massese-Pisa oggi, dobbiamo caricare sul treno gli ultras che tornano a casa".
ho passato l'ora seguente chiusa in uno scompartimento blindato, con tanto di elicottero di scorta sopra il convoglio finchè, a Pisa, la mandria di cretini se n'è scesa.
arrivata a Santa Maria Novella, il mio intercity era stato cancellato e mi sono fatta Firenze-Mestre seduta sul pavimento del corridoio di quello successivo, con due ore di ritardo.
finalmente in terra veneta, ho preso l'ultimo regionale per arrivare a casa.
la quiete.
sul sedile di fronte al mio si è seduto un ragazzo, un tipo strano.
tempo cinque secondi e già mi aveva attaccato una pezza assurda, parlando a raffica, sempre e solo lui.
in pratica questo tizio era un infojato di non so quale movimento cattolicoqualcosa.
tornava da Assisi, dove avevano fatto un ritiro di preghiera, comunione e meeting del vattelappesca.
lì aveva conosciuto questa tipa con cui aveva trovato la congiunzione cosmicospirituale e avevano fatto all'ammmmore per ore sulla gradinata di non ho capito bene cosa.
facendo tutto ciò che era in mio potere per rimanere seria, me ne stavo sulla mia poltroncina ad ascoltare.
io si sa, con gli squilibrati fuori di testa ci vado proprio a nozze.
devo, devo, devo, devo scoprire a che livello di idiozia possono arrivare.
dopo venti minuti buoni di monologo, il tipo ha chiesto come mi chiamo.
educatamente ho risposto "Maddalena".
lui, che non era zitto un secondo fino a quel momento, è ammutolito di colpo.
mi ha fissato con uno sguardo a metà tra l'orrore e l'odio e, puntandomi contro l'indice, ha cominciato a sbraitare:
"TU!!!! TU HAI IL NOME DELLA CONCUBINA DEL SIGNORE!!!! QUELLE COME TE PORTANO ADDOSSO LA MALEDIZIONE!!!! CHI PARLA CON TE VERRA' DANNATO IN ETERNO!!!!"
si è alzato di scatto, ha raccolto in fretta il giubbino e il borsone dal sedile accanto ed è corso a sedersi dalla parte opposta dello scompartimento.
ero senza parole.
cioè, davvero, cosa può fare uno davanti ad una scenata del genere?
gli altri passeggeri stavano tutti zitti e guardavano un po' me e un po' il tizio, completamente allibiti, incerti se sbellicarsi o chiedere l'intervento del TSO.
a me scappava tanto tanto tanto da ridere.

grazie, padreh, madreh e fratelloh che non mi avete chiamato Giorgia.
grazie.

venerdì 8 luglio 2016

BANANA PANCAKES [FRUIT & PINTEREST ISSUES]

eccoli qui, i pancakes che pensano di farti fessa.
quelli secondo cui tu saresti così stupida da non accorgerti che al posto della farina ti ci hanno cacciato dentro una banana.
bella matura, tra l'altro.
che per me equivale a dire quasi marcia.

chi mi conosce sa che io e la frutta abbiamo grossi, grossi, grossi problemi.
del tipo che: 
ci sono cose che non si possono nemmeno nominare (capito Fede????) 
cose che mi causano conati di vomito seduta stante (tipo le ciliegie)
cose che mi fanno soltanto ribrezzo (tipo i kiwi)
cose che boh, non ho mai assaggiato e probabilmente non assaggerò (tipo il mango)
cose che non è che non mi piacciano, ma non le mangio lo stesso (tipo le pesche)
cose che mi piacciono, ma non sopporto  di avere in bocca (tipo le more)
cose che mangio raramente, ma devono essere sottoposte a una precisa procedura prima di poter essere masticate (tipo le mele e le pere)
e le fragole.
le fragole mi piacciono da morire.
le mangio pure a pezzetti, fate voi.
beh, ovviamente le mangio se le taglio io.
non penserete mica che potrei mangiare le fragole fatte a pezzetti da Geppe il calzolaio, magari rimaste a prendere aria per ore.
oddiostopervomitare.

le banane, invece, sono decisamente nella categoria delle cose che non riesco assolutamente a tenere in bocca.
non ridete ché ti vedo.
mi piace il sapore della banana.
mi piacciono tutte le cose alla banana, tipo il gelato, lo yogurt, le caramelle...
ma proprio a masticare una banana-banana non ci posso nemmeno pensare.
sentire sotto ai denti quella poltiglia molliccia e viscida...
oddiostopervomitaredinuovo.

ma torniamo ai pancakes....
su pinterest trovate ogni tre per due questa ricetta del banana pancake.

ora, chi mi conosce sa che anche con pinterest c'è un problema.
tipo una sindrome da pin ossessivo-compulsivo.
pinno molto.
tutti i giorni.
ma mica mi fermo qui.
no no, io vado oltre e qualche volta (spesso) le cose che pinno provo pure a farle.
con un tipo 75% di buoni risultati, devo ammettere.
ma ciò non toglie che il 25% siano delle ciofeche da paura.

comunque... dicevo... i pancakes....
oggi ho una certa difficoltà a fare un discorso compiuto.
la mia testa continua a collegare tra loro cose apparentemente senza senso.
il che mi fa venire in mente Auguste Dupin.
cavolo, adoro Edgar Allan Poe...
non vedo l'ora di andare a casa e strusciarmi su BrightonTheCat.

ma.... i pancakes.
i banana pancakes fanno decisamente parte del 25% delle ciofeche.
pinterest ti illude che, mischiando due uova a una banana quasimarcia, puoi avere questa cosa qui:



ovviamente, come potevo io non provare a fare dei pancakes che ti promettono di essere davvero dei pancakes, ma che si fanno in 5 minuti senza farina nè zucchero???
sono andata subito a prendere 'sta banana quasimarcia (e fidatevi che andare al supermercato per prendere una singola banana è un'esperienza imbarazzante), ho sbattuto bene le uova e la banana col minipimer, messo sul fuoco la padella e tadaaaaaaaaan!!!!!!
ne è uscita nammmerdachepiummerdanonsipuò.
ora... credo che il problema sia stato il minipimer.
probabilmente il composto ha incorporato troppa aria e ne è uscita una brodaglia schiumosa che non la mangerebbe nemmeno ilWilly (e ilWilly, credetemi, mangerebbe qualsiasi cosa).
è che forse bisognerebbe solo spiccicare la banana con la forchetta e mischiarla con l'uovo.
ma così resterebbero i grumi.
grumi di banana.
capirete bene che non si può.
ho detto grumi di banana.
GRUMIDIBANANA.
viscidi pezzetti umidicci di banana.

mi sento truffata.

mercoledì 29 giugno 2016

LONDRA: SE FOSSI UNA BLOGGER SERIA VI DIREI CHE...

e insomma niente, è di nuovo Londra.
spudoratissima comfort zone, lo so.
ho bisogno di qualche giorno per riallineare un po' di cose e finora nulla ha mai funzionato come la città della sciùra Betta.
anche se, non so nemmeno spiegarmi come, negli ultimi due anni qualcuno è quasi riuscito a convincermi che fosse un posto brutto e cattivo.
e forse è anche questo il punto: ho bisogno di dimostrare a me stessa che quella presenza non è più così forte nella mia testa, o dove diamine è riuscita ad infilarsi.
non è che la voglia proprio zittire... vorrei semplicemente riuscire a farla parlare più piano, abbastanza da non farmi male.
legare i luoghi alle persone è un errore colossale.
legarsi alle persone in ogni caso è un errore colossale.
è la dura vita del misantropo.

anyway...
inizia la caccia a posti interessanti, che nel mio caso in genere si traducono in street art, cimiteri, sushi nel parco e musei di cadaverini...
oddio, che detta un po' così suona non troppo bene, ma fidatevi che è meglio di quel che sembra.

ora...
se fossi una blogger seria, adesso cercherei di convincervi supportando la mia tesi con nomi tipo
David Walker, C215, Ben Wilson e blablabla, consigliandovi di fare un giretto per Shoreditch
[altre info su Mr.Brainwash qui]
Brick Lane (specie se, come a me, vi piacciono le cosevecchie, altrimenti dette vintage se volete fare i fighi, tanto sempre cosevecchie sono) o semplicemente di zonzorellare accazzo guardandovi in giro, che qualcosa si trova sempre...
[Mr.Brainwash, da qualche parte vicino a New Oxford Street, ma credo sia sparito già da mo'... l'ultima volta che ci sono passata era tutto sgarrupato, ma adoro le gambotte cicciottose di quella bambina]



oppure vi direi che la Saatchi Gallery [Duke Of York's HQ,King's Rd,Chelsea, scendete a Sloane Square, Circle o District line] è bella bella bella, e se vi siete già smoccati dal groppone i musei di rito (quelli che vieni fulminato al rientro se non ci hai fatto almeno una foto davanti alla gradinata, per capirci) ci dovreste andare per forza già solo perchèvelodicoio.
che poi il signor Saatchi sia quellollì che ha portato alla gloria gente come Damien Hirst e Tracey Emin... voglio dire, è tutto grasso che cola.

vi racconterei che c'è un posto, a giù-sinistra della cartina (in italiano a Sud-Ovest del centro) a Richmond, che si chiama Eel Pie Island [zona 4, South West Trains, stazione Twickenham].
un posto strano dove negli anni '60 bazzicavano tizi tipo i Pink Floyd, Paceallanimasua Bowie, l'amena combriccola di Ozzy e, ovviamente, le Pietre Rotolanti.
oggi è un pezzetto di terra raggiungibile solo tramite un ponte pedonale o in barca (io voto per il ponte pedonale, ché le barche mi fan paura), una cosa a metà tra Wonderland e il Regno di Oz.
avete capito che sarebbe proprio robbacheffapperme...
abitata da un centinaio di persone, l'isola è (purtroppo) privata, anche se è possibile visitarla un paio di volte l'anno, in occasione degli Open Studios in cui vengono aperte le porte dei 26 studi degli artisti residenti. 
just for your information: la prossima occasione di fare un giro a Eel Pie Island è esattamente questo week end, 2/3 luglio. 
quindi, se state bazzicando da quelle parti, alzate il culo e andate a vederla.
voi mi ringrazierete, mentre io vi odierò in eterno, checcevoletefà.

potrei anche insinuare che, se per caso siete in una di quelle giornate in cui vi fanno male i piedi perchè avete camminato come dei beduini e non avete santi di fare un passo neanche morti, potreste buttarla in vacca e andare a Greenwich [zona 3, scendete a Cutty Sark for Maritime Greenwich, DLR, oppure arrivateci facendo un giretto sul Tamigi, tipo guardate qui NB: se fate il biglietto in biglietteria (quindi NON online), mostrando la vostra Oyster o la Travel Card vi fanno pure lo sconto, tanto per...].
ovviamente, pure i greenwicciani c'hanno il loro mercatino e blablabla, ma se, come dicevamo prima, dovesse essere che ormai avete la tendinite acuta a forza di macinare chilometri, andate a spalmarvi sull'erba a prendere il sole.
giusto giusto vicino a dove arrivate (sia con la DLR che col transatlantico dei puffi), c'è il parco (parchetto) dell'Old Royal Naval Collage, ma di questo ce ne potrebbe anche fregare poco poco; quello che piace a me è che proprio accanto c'è il Trinity Laban Conservatoire of Music and Dance, e se beccate il momento giusto, potete starvene al sole ad ascoltare gli studenti che suonano.
se siete sfigati e trovate la giornata del solfeggio, portate le vostre povere chiappe affaticate a Greenwich Park.


tipo che potrei anche insegnarvi qualcosa di nuovo...
ora... lo sapevate voi che quando nasciamo abbiamo già tutti i denti?
voglio dire... sia quelli decidui (non andate a googlare, sono quelli da latte...) che quelli permanenti??? 
beh, io non lo sapevo.
almeno fino a quando non sono stata al Hunterian Museum [c/o il Royal College of Surgeons, 35-43 Lincoln's Inn Fields, scendete a Holborn, Central o Piccadilly line].
ecco, questo è un esempio perfetto di che cosa intendo con museo di cadaverini
fidatevi, è interessante.
ed è affascinante, con tutte queste grandi vetrine, le luci fredde, i vasi con i fregnetti in formalina.
e poi quando entri ti danno il bagde da appendere alla camicia, che fa figo.
suvvia... non lo volete un badge????
l'unica cosa brutta, ma bruttabruttabrutta, è che all'interno non si possono fare fotografie.
 mettetevela via se come me siete di quelli che non disdegnerebbero l'ingrandimento di una carognetta appeso in salotto.

e ormai... dopo avervi portato sulla via dei cadaverini, capirete bene che il passo verso il cimitero sarebbe breve, vero?
io, per esempio, vi spedirei al Brompton Cemetery [Fulham Rd,Kensington, scendete a West Brompton, Overground oppure a Earl's Court, District e Piccadilly line].
ovviamente da vivi.
magari non proprio tutti, ma la maggior parte.
capisco bene che andare per cimiteri possa sembrare un po' da sociopatiaportamivia, ma levatevi di testa la triste e deprimente idea del camposanto nostrano...
i cimiteri inglesi sono in realtà dei parchi molto belli; hanno una dimensione particolare, è logico, ma sono... ecco... tipo... rilassanti.
ci sono i corvi, gli scoiattoli e (pare) anche le volpi.
[nda: e per chi mi ha definita "creepy" per 'sta storia del cimitero... vorrei dire... ci sono ben più probabilità di prenderti qualche malattia venerea fulminante su uno stupido yacht mentre bevi champagne in compagnia di stangone che non vedono un panino dal 1993, che venire rincorso e divorato da uno zombie....]

e fosse mai che ci prendiate gusto, si potrebbe organizzare una caccia al tesoro con Catherine, Lizzy, Annie e le due Mary.... [ecco, ora puoi dirmi che sono creepy].

insomma, se fossi una blogger seria, forse qualcosina di interessante potrei anche tirarlo fuori...
ma siccome invece io scrivo cose...
me ne torno a fare la lista delle stramberie che mi aspettano nella mia prossima trasferta londinese.
poi magari ve le racconto.
o magari no.

mercoledì 8 giugno 2016

COSE CHE MI INQUIETANO E CAUSE DI DISAGIO

quelli che dicono il "padre nostro" con i palmi delle mani rivolti al cielo.
o che cantano forte dai banchi della chiesa.
o che doppiano il prete a voce alta per far vedere che "la sanno".
ma che problemi hanno?
seriamente, mi incutono timore.

la roba abbandonata accazzo tra gli scaffali del supermercato.
tipo i petti di pollo in mezzo alle pastiglie per la lavastoviglie, i tubetti di dentifricio tra i biscotti, l'insalata vicino agli scottex.
dovrebbe essere perseguito legalmente.

le parole che contengono la sequenza "quie".
tipo "inquietare".
mi inquieta da matti.

quelli che parcheggiano male.
una volta #ilmaleficoexchehasposatounaltraehadatoilmionomealcane si è trovato sul parabrezza un cartoncino con stampato sopra "se scopi come parcheggi, non meravigliarti di essere cornuto".
ecco, io vorrei sinceramente stringere la mano al genio possessore dei citati cartoncini.
se una persona non sa parcheggiare, deve starsene a casa.
punto.
[e mi astengo da qualsiasi commento su #ilmaleficoexecceteraeccetera e le sue doti nel mettere la macchina in garage].

quelli che fanno rumore mentre masticano.
e qui non c'è possibilità di appello.
vanno sterminati senza pietà.

le neomadri.
ma qui ce ne sono talmente tante da dire che prima o poi ci farò un capitolo a parte.
un lungo capitolo a parte.

la frutta tagliata a pezzetti.
il male.
non esiste qualcosa di più orrendamente orrendo dei pezzetti di frutta.

gli psicopatici che mi danno della psicopatica.
diciamolo pure: se siamo usciti insieme è quasi certo che tu abbia una nemmeno troppo nascosta tara mentale.
io non esco con gente sana di testa.
mai.
e se per caso usciamo e scopro che non sei un disadattato sociopatico, ma un semplice deficiente, stai certo che non mi sentirai mai più.
quindi niente... ho un'esperienza decennale in questo campo, perciò non ti ci provare nemmeno a girare la frittata e ad essere tu a dare a me della psicopatica.
perchè è ovvio che sono psicopatica.
ma io sono una psicopatica estremamente intelligente.
tu sei psicopatico e basta.

l'allattamento in pubblico.
dite quel cazzo che volete.
per me è NO.

i tombini allineati male.
avete presente i tombini in mezzo alla strada?
avete presente quando ci passano sopra con il trabiccolo per fare le strisce sull'asfalto?
avete presente quando aprono il tombino per fare dei lavori e poi, richiudendoli, non fanno combaciare la linea sulla strada????????????
ecco, questo diventa un problema.

quelli che mettono gli status stronzi su facebook.
lo status stronzo è quello della tipa che scrive qualcosa di triste e lacrimevole o di straincazzoso furibondo, tipo "sono a pezzi, la mia vita è finita" oppure "devi morire male", senza offrire dettaglio alcuno.
e, ancora peggio, poi ha il coraggio di aggiungere il commento stronzo del commento, che in genere consiste nel rispondere alla bffciccinacarina che chiede "cos'è successo?" con "te lo dico in pvt".
eh no, giudaporco.
ora lo dici a tutti.
perchè sicuramente me ne frega meno di zero, ma io adesso lo voglio sapere.

propio.
pultroppo.
semafero.

le persone senza il mento.
ora... lo so che non è colpa loro, ma mi fanno impressione.
come i nani.
no, non è vero, i nani mi fanno proprio paura.
mi sento molto una bruttissima persona ora.
chiedo scusa a tutti i nani del mondo per aver detto questa cattiveria.
a tutti i nani tranne la nana stronza del programma di real time, quello della coppia nana coi figli adottati, nani pure loro.
lei è odiosa.
ma davvero davvero davvero.

lunedì 2 maggio 2016

CUCCHIAINI PARLANTI

ci sono cose talmente ovvie che le capisce pure un cucchiaino.
come quando porti la Dija a fare la spesa e sbatti contro uno scaffale pieno di vasetti di burro di arachidi.
di burro di arachidi che si chiama come lui.
eh... 
io VS lui + burro di arachidi è una guerra persa in partenza.
ecchevvelodicoaffà.
ovviamente l'ho comprato, quel vasetto, e come sono arrivata a casa non ho nemmeno tolto il giubbotto che già stavo aprendo il coperchio.
ho tuffato il cucchiaino e gli ho dato una sana leccata.
a volte ci sono delle coincidenze che saltano fuori con un sarcasmo così spietato da essere geniale.
o forse paranoico, nella maggior parte dei miei casi.
ad ogni modo è così che mi ha parlato il cucchiaino.
nella vita bisognerebbe semplicemente dimenticarsi di quelle persone che si dimenticano di te.
ma è davvero così semplice?
voglio dire...


giovedì 14 aprile 2016

GIOVEDI'

e niente...
facebook oggi mi ricorda gentilmente che un anno fa ho pubblicato la foto dell'approvazione della mia domanda per l'ESTA...

grazie facebook, no, davvero grazie.


mercoledì 13 aprile 2016

FENG SHUI CEREBRALE

tantissimi post iniziati e lasciati a metà nella cartella delle bozze.
ho un gran casino di parole nella testa che devo riordinare.
parole che avrei voluto dire a voce e che ora rimangono sospese lì, a girare e rigirare nei miei pensieri senza più poter venire fuori.
non che sarebbero servite a qualcosa eh... però almeno me ne sarei liberata e non mi starebbero ancora a rosicchiare fastidiosamente il cervello.

ditele le cose.
oppure rimarrete fregati.
sbattetevene le palle di tutte le paranoie.
dell'aver paura di disturbare.
del non volervi sentire stupidi.
del timore di essere mandati a cagare.
perchè è vero che molte volte dire a qualcuno quello che pensi è come regalare le perle ai porci, ma in fin dei conti che te ne fai delle perle se poi ti rimangono dentro le scarpe come sassolini che fanno male ai piedi?
fatela easy, senza stare sempre a pensare prima ai "se", ai "ma", ai "come" e ai "perchè".
perchè intanto i momenti passano e in un attimo è già diventato troppo tardi.

una volta DP mi ha detto "sei come quelli che si lamentano di essere ciccioni e intanto passano la vita sul divano a guardare la tv mangiando pollo fritto, perchè tanto sono ciccioni".
e in fondo un po' aveva anche ragione.
DP ha sempre un modo piuttosto sgraziato di dire le cose, ma nei dieci anni che ci conosciamo devo ammettere che qualche volta mi ha fatto davvero riflettere.
negli ultimi mesi ci ho fatto la muffa, su quel divano...
ora sto cominciando a mettere un po' in ordine.
o meglio sto organizzando il mio disordine, che io una persona ordinata non lo sarò mai e a dire il vero mi piace così.
ho ricominciato a cercare di essere felice per quello che ho al posto di lamentarmi di quello che mi manca.
ho ricominciato a mangiare bene e a fare un po' di sport per il semplice gusto di sentirmi meglio.
ho ricominciato a crearmi degli spazi tutti per me.
ho ricominciato a provare a volermi più bene.
ho ricominciato a dormire la notte... e probabilmente questa è la cosa che per qualche verso mi dispiace di più.

chissà, magari tra una lezione di yoga e uno spezzatino di seitan è la volta che imparo a toccarmi la punta dei piedi con le mani???
magari tra un post di Dale Partridge e un consiglio di Cameron Diaz imparo finalmente che quello che voglio io deve essere più importante di ciò che vogliono gli altri???

venerdì 8 aprile 2016

MASTERPASTACHEF

mi serve al volo la ricetta di una pasta fica ma che sia sufficientemente facile da fare anche quando si è ubriachi.

note:
* LaCamy non mangia le uova
* IlTeo non mangia il pesce
* LaAle non mangia i funghi

e poi dicono che la rompicoglioni sul cibo sono io......

santo pinterest aiutami tu.

ON AIR

mercoledì 30 marzo 2016

I'll be there for you 'cause you're there for me too [da dadadadada dada daaaaaaaa]

giovedì sera.
me ne sto accucciata sul divano a fare zapping immersa nella mestizia, quando all'improvviso suona il campanello.
sul cancello c'è LaCamy, dietro di lei IlTeo.
strano, è insolito che passino senza chiamare.
lei ha in mano una shopper di carta, lui un vasetto con qualcosa dentro.
ancora sulla soglia, LaCamy infila la mano nella borsa come fosse Magica Emy che pesca cose dal cilindro e mi dice "tieni: un eyeliner nero, un rossetto colorato e una bottiglia di mojito".
alle sue spalle, IlTeo aggiunge "abbiamo anche una piantina di menta".
ecco, questi sono proprio quei momenti in cui senti il cuore che si squacquera come lo stracchino sui crostini caldi.
seduta composta sul divano, LaCamy tiene in mano un grosso bicchiere pieno per metà.
"stamattina mentre facevo la cacca sono passata a leggere il tuo blog".
mezz'ora e qualche sigaretta dopo la bottiglia è vuota e noi piuttosto sbronzi, che forse ormai non abbiamo più l'età per fare aperitivo col rum a stomaco vuoto.
ma in compenso si ride tanto.
e non solo per il mojito, è che all'improvviso chissenefrega.
chissenefrega delle smenate al lavoro, delle bollette da pagare, della casa da pulire.
chissenefrega se c'è gente che pensa che tu non valga nulla.
chissenefrega se non sei altabiondaefiga.
chissenefrega se ci sei rimasta male.
ordiniamo tre pizze "da paura" (che è il soprannome del posto, non un complimento) e la buttiamo in caciara.
la mestizia, almeno per stasera, è andata via.
quando hai degli amici così ti rendi conto che, per quanto esistano delle persone che attraversano la tua vita portando scompiglio con la forza di un uragano, alla fine sono quelle che restano a fare la differenza.
sono quelle che vogliono esserci, a farti stare bene.
a volte sono piccoli gesti che ti fanno sentire enormemente fortunata.
grazie.
#minoreditre.


[e ora me ne vado a cercare un video di cliomeicapp che mi spieghi come mettere l'eyeliner senza sembrare un putanun.]

WHY!?

avevo deciso di fare quinoa con pollo e avocado.
poi ho cercato "comfort food" su pinterest.


martedì 22 marzo 2016

WHEN DOVES CRY

ho pianto tanto stanotte, come non mi succedeva da moltissimo tempo.
un pianto forte, di quelli che sono rimasti per un pezzo in fondo alla gola ad aspettare, di quelli che esplodono all'improvviso, che ti travolgono come uno tzunami carico di rabbia e dolore inespressi.
non ho pianto per lui, ho pianto per me.
questa mattina per un momento ho pensato di chiamare in ufficio e dire che non sarei andata al lavoro.
mi sono trascinata di malavoglia tra camera, bagno e cucina, per poi salire in macchina senza nemmeno accorgermi di essermi tolta il pigiama.
piano piano, col passare delle ore la sensazione di vuoto lasciata dalla nottata in bianco ha lasciato spazio alla voglia di cose...

ho voglia di un eyeliner nero e un rossetto colorato.
ho voglia di andare al mare prima che arrivi il caldo.
ho voglia di un pomeriggio di sole a Londra.
ho voglia di qualcuno che mi chieda come va e poi stia ad ascoltare la risposta.
ho voglia di ridere con un bicchiere di mojito in mano.
ho voglia di sentirmi bella.
ho voglia di ballare e cantare su canzonette stupide.
ho voglia di capire perchè per non stare male bisogna dimenticarsi delle cose belle.
ho voglia di essere coccolata.
ho voglia di essere felice.

venerdì 18 marzo 2016

I 21 GIORNI & LE ABITUDINI

in non so più quale articolo scritto da quelli che della vita non si sa come hanno capito tutto loro, ho letto una cosa del tipo che:
se fai una cosa per ventun giorni di seguito, diventa automaticamente un'abitudine consolidata.
poi ne ho letto un altro di qualcuno che deve aver capito ancora di più di quelli che hanno capito tutto loro, che dice che invece ce ne vogliono sessantasei.

al momento, i giorni passati da quando ho iniziato il mio processo di abitudinizzazione, sono ventisette.
immagino che già il fatto di sapere quanti siano significhi che non mi sono mica abituata troppo.
forse hanno ragione quelli che hanno capito ancora di più di quelli che hanno capito tutto loro.
forse ne servono davvero sessantasei.
anche se in un certo senso dopo ventuno mi sono un po' abituata all'idea che mi ci dovrò abituare.
però l'anno scorso non ne sono bastati più di cento perchè diventasse un'abitudine.
merda.
credo di non essere un tipo abitudinario.
mi sa che io faccio parte di quelli che della vita non hanno capito proprio un cazzo.
è che boh.. a certe abitudini è proprio uno schifo dovercisi abituare.

credo che stasera appena uscita dall'ufficio andrò a tagliarmi i capelli.
cia'.

mercoledì 16 marzo 2016

LUNGHE RELAZIONI GIUNTE AL TERMINE


e niente, è inutile che ci provi.
siamo stati insieme 15 lunghi anni
ti sono stata fedele e tu invece hai approfittato di me con la tua stupida opzione Blackberry che costava un patrimonio.
e ora credi di potertene tornare indietro e comprarmi di nuovo con 2 miseri giga????
tra noi è finita, Vodafone.
è finita.


credo che Vodafone abbia assunto lo stesso direttore marketing di Poltrone&Sofà.
che dev'essere lo stesso di Mondial Casa.
e di Eminflex.

lunedì 14 marzo 2016

COSE A CASO

latito.
ma nelle ultime settimane sono veramente, veramente, veramente lagnosa, quindi dovreste pure ringraziarmi per il fatto che non sto a smaronarvi con le mie paranoie tardoadolescenziali.

comunque...
Adam Levine è incinto.
già mi immagino il crollo emotivo di SaraG, con annesso rosario di bestemmioni in friulano.
quando il tuo marito immaginario (uno dei....) resta incinto della sua moglie vera, in genere ti si spezza il cuore, un po' come per le ragazzine quando Zayn ha sbroccato e se n'è andato dagli 1D.
personalmente, il mio cinico e misantropo muscolo cardiaco è fin troppo allenato a farsi calpestare senza ritegno da personaggi decisamente più umani e meno gnoccoloni, per farsi scomporre.
speriamo che quei due facciano uno squadrone di figli maschi, per la delizia delle generazioni femminili future.
insomma, a meno che il pargolo in arrivo non erediti le orecchie di lei, non c'è matematicamente nulla che possa impedire che ne esca la creatura più vergognosamente sgnacchera del pianeta.
beata Behati.

sabato io, LaVanz e LaGioia (sì, lei si chiama Gioia sul serio), siamo andate alla lezione di prova di piloxing.
perchè siamo agili come gazzelle.
atletiche.
coordinate.
soprattutto coordinate.
ovviamente ci abbiamo lasciato un polmone.
mi fanno male parti del corpo di cui ignoravo persino l'esistenza.

mi sto seriamente impegnando a guarire dalla mia leggerissima tendenza a stalkerare la gente online.
il che di per sè è anche un po' un peccato, perchè diciamocelo, io ho proprio un talento innato per ficcanasare nei fatti degli altri.
avevo persino pensato di lanciare una start up di cazzialtruicontoterzi, da quanto mi riesce bene.
tipo farmi pagare da qualcuno per stare comodamente sul divano a scoprire cose che non vorrebbe sapere.
mi pare geniale.
ad ogni modo dicevo che non lo faccio più, con buona pace del mio fegato che ringrazia sentitamente.
in cambio il mio problemino con le yankee candle peggiora di giorno in giorno e con quello che ho speso in candele a febbraio avrei fatto tranquillamente un week end a Firenze da DP.
È che oh, una almeno una tara mentale alla volta la deve pure avere, altrimenti come lo passa il tempo??

finalmente dopo due mesi la mia camera ha di nuovo un armadio.
posso smettere di vivere accampata con cose infilate in scatole di cartone.
avevo detto che una volta montata la cabina armadio avrei avuto un posto per riporre tutto l'armamentario per il fitness at home che ho sbattuto giù in garage.
e lo spazio per fare le lezioni di yoga.
devo ingegnarmi e trovare al più presto una scusa plausibile per spiaggiarmi sul divano senza sensi di colpa.

oggi è lunedì e il lunedì ci si mette a dieta.
eh.
però ieri era domenica e ho fatto il cheesecake.
mica posso buttarlo via, no?
pare brutto...

SOLO DUE COSE

vaffanculo.
e se hai il vago sentore che stia parlando direttamente a te, sappi che hai perfettamente ragione ed evidentemente sai di meritartelo.

mi manchi.
e questo invece no che non te lo meriti per niente.

giovedì 3 marzo 2016

GIOVEDI'

ultimamente sono di poche parole.
e sopporto molto poco gli esseri umani.
ancora meno del solito, intendo.

mi concentro su cose.
cose senza troppo senso che non lasciano spazio ad altre cose con ancora meno senso.

yankee candle come se non ci fosse un domani nelle ultime settimane.
accendo le ultime prese mentre aspetto di ricevere un ordine fatto sul sito inglese e intanto faccio la lista delle prossime che voglio comprare, come se fosse la cosa più importante della mia vita.
per la maggiore in questo periodo vanno honey glow, wild fig, il caro vecchio fluffy towels, madagascan orchid, lemon lavender, più qualche tart random nel mezzo.
tutte tranne la "sua".
quella sta lì sul mobile, ormai consumata per due terzi, mi guarda e mi dice "accendimi, accendimi".
ma invece no, ché non c'ho voglia di riempirmi casa del suo profumo e la testa di ricordi, di parole mie e di silenzi suoi.
ché quando tu scrivi una frase che termina con una lineetta curva con un puntino sotto e per risposta hai solo due v che si colorano di azzurro, arriva il momento di capire che probabilmente non c'è più nulla da dire.
meglio concentrarsi su come riuscire a mettere le mani su buttercream e bakery air e rendersi conto che non vale più la pena stare ad aspettare che il telefono suoni.

per fortuna oggi è giovedì.
giovedì sul nove fanno "io e la mia ossessione".
e io, che sono particolarmente stronza. godo come un riccio a guardare questi fulminati che sgranocchiano cartongesso, si fanno i cicchetti con la pipì, si fidanzano col salvagente della piscina e hanno le unghie dei piedi lunghe 20 centimetri.
mi fanno sentire estremamente equilibrata....

giovedì 18 febbraio 2016

RIEMPIO CESTINI, SVUOTO CARRELLI

pare essere il mio sport preferito al momento.
apro tre, quattro, cinque siti diversi e butto cose nel carrello.
poi apro l'ordine e comincio a togliere roba qui e lì.
poi torno indietro e la ributto dentro.
poi la sostituisco con altra.
poi penso che sono tutte cose inutili, o che comunque non mi piacciono più.
poi clicco sulla "x" in alto a destra e chiudo direttamente tutta la pagina.
poi la riapro e comincio da capo.

miei compagni di disturbo ossessivo-compulsivo, lo so che mi capite.
questa cosa mi fa diventare matta.

IN DA OFFICE #9

la Don si siede sul tavolo dell'ufficio grafico, il piano scricchiola.
Capo la guarda e fa un'evidente smorfia di preoccupazione.
per il tavolo, ovvio.
la Don lo fulmina "guarda che non serve che fai tanto lo spiritoso, che qua, tra festa, birra e patatine mi pare che non ti avanza molto da parlare eh!"
Capo si gira verso di me accarezzandosi la pancia "dici che mi si è girata la tartaruga?"
lo guardo un attimo e poi "veramente oltre a essersi capovolta, credo che la tartaruga stia pure un po' sbracciando per chiedere aiuto..."

giovedì 11 febbraio 2016

PORTATI QUALCOSA DI CARINO

mamminacara me lo dice ogni volta: 

"quando vai da qualche parte, portati qualcosa di carino".

lo aveva fatto anche quella sera a cena, più o meno una settimana prima che partissi, mentre facevamo la grigliata in giardino del giovedì Gilmore...
"beh, hai fatto la valigia?" (a mamminacara piace tantissimo cominciare le frasi con "beh")
"macchè, figurati, manca ancora una vita"
"beh, dovresti cominciare"
"la roba che porto via è ancora tutta da lavare. e poi sono solo qualche paio di pantaloni e un po' di magliette, la farò la sera prima"
"beh, intanto potresti cominciare a preparare la biancheria e quellecoselì, no?" mi guarda fisso con l'aria rassegnata di chi sa di affrontare una causa persa e aggiunge "sì, beh, vedi di portarti via delle mutande belline, per favore"
porcocazzo, a momenti mi soffoco con un pezzetto di pane.
cioè... lo ha detto davvero.
ed è anche seria.
ripasso mentalmente il contenuto del mio cassetto del comò e mi sento pure un po' offesa.
insomma, tolto qualche paio di mutandadaospedale (che mi ha fatto prendere lei e che comunque diciamocelo, tutte le ragazze possiedono, compresa Sasha Grey) e qualche slip dal colore semipsichedelico, la mia biancheria è di tutto rispetto, eccheccazzo.
"le mie mutande sono belline! e comunque non c'è nessuno che me le guardi!"
"beh, NON SI SA MAI"
niente da fare, mamminacara non manderà mai giù l'idea di aver procreato una figlia zitella.
cerco di batterla sul suo stesso terreno: 
"l'unica eventualità per cui qualcuno dovrebbe guardarmi la biancheria è che mi investano e mi portino in pronto soccorso. non sei tu quella che mi ha sempre detto che in ospedale non ti curano se hai le mutande da rimorchio????? vuoi che mi lascino morire??????"
lei non ci sta a farsi fregare, soprattutto dato che, se quando ero pischella cercava in tutti i modi di preservare la mia virtù, ora farebbe carte false per farmela dare via come il pane.
"beh, una volta era così, ma oggi cosa vuoi, i tempi son cambiati!"
"quindi in ospedale ti curano anche se hai la biancheria da sgualdrina???"
godo come un riccio a vederla rimangiare tutte le cagate che mi propinava quand'ero piccola (senza troppo successo, tra l'altro).
"beh, sì, dai..." e poi, per non darmi troppa ragione aggiunge "ma col perizoma no però!"

una decina di giorni dopo, New York City, le otto di sera.
ho mandato un messaggio a NN...
pensavo che mi avrebbe cortesemente scansata o che, se buttava bene, ci saremmo visti per un caffè un paio di giorni dopo.
di certo non mi aspettavo dicesse "vieni qui subito".
in piedi davanti alla valigia, infagottata dentro l'asciugamano dopo una doccia a 97 gradi, mi pare di sentire una vocina che dice vagamente "quando vai da qualche parte, portati qualcosa di carino".
cerco di ignorarla.
cerco.
comincio a rovistare tra i miei esigui bagagli:
reggiseno leopardato: meglio di no.
raso grigio e rosa: ha le spalline troppo chiare.
bordeaux con pizzo: aggiudicato; mi pare abbastanza carino e del resto è l'ultima alternativa che ho.
ovviamente non ho un paio di slip bordeaux, perchè suvvia, vi pare che abbia la faccia di una che coordina le mutande col reggiseno? figuriamoci!
ne pesco un paio dal mucchio: sono nere.
è fatta, il nero sta con tutto no? e poi sono pizzettose. pizzo di qua e pizzo di là fa pendant no? insomma, che siano di due colori diversi è solo un dettaglio...
vabbeh, con la biancheria facciamo che siamo a posto, tanto suppongo che l'unica occasione che abbia di vederla sia nell'eventualità che mi investano e mi accompagni in ospedale (dove mi cureranno nonostante il pizzo!!). 
passiamo al resto... 
posso scegliere tra:
un paio di jeans enormi che ho usato per svaccarmi in aereo
un paio di jeans con cui sono stata in giro tutto il giorno inzuppati di pioggia fino al ginocchio
un paio di jeans puliti
un paio di pinocchietti beige
un maglione
una felpa
la maglia di un mio ex che uso per andare a dormire
una t-shirt
una t-shirt
una t-shirt
una t-shirt
una t-shirt
una t-shirt
una t-shirt
una t-shirt
ah, c'è anche un giubbetto.
stop. basta. finito. kaput.
possibile che non ci sia una vestitino? un paio di pantaloni scuri? una camicia? un qualsiasi capo di abbigliamento da persona adulta??? possibile che sia venuta qui senza portarmi qualcosa di carino????
mi infilo nei jeans puliti (che almeno sono puliti) e scelgo una maglietta verde scuro che è presumibilmente una delle più sobrie a disposizione.
ora le scarpe...
e qui davvero tocchiamo il fondo.
ho un paio di scarpe da running prese il giorno prima perchè mi facevano male i piedi, un paio di ballerine che ilChicco chiama confidenzialmente le ammosciacazzi e un paio di all star blu e rosa tartan.
perchè non ho un paio di scarpe coi tacchi??? uno qualsiasi??? un tappo di centosessanta centimetri come me dovrebbe portarselo dietro per legge, come il gilè arancione nel cruscotto della macchina. perchè non ho messo in valigia un paio di scarpe carine?????
sto per picchiare la testa contro il muro, mentre sento la vocina di mamminacara che canticchia "te l'avevo detto, te l'avevo detto".
scelgo il male minore: se le converse stanno sotto i jeans sembrano solo blu, mettiamo queste.
guardo l'insieme davanti allo specchio: sembro un'adolescente.
ma un'adolescente dei miei tempi, chè le teenagers di oggi sanno come conciarsi molto meglio di me.
non c'è molto altro che possa fare al momento... 
metto il giubbotto, prendo la borsa e vado ad incontrare quella persona che mesi prima mi ha rincretinito il cervello.

qualche ora più tardi, mentre aspettiamo la metro che ci porterà a dormire ai due lati opposti di Manhattan, NN mi guarda i piedi.
"hai le scarpe nuove?"
quella domanda, uscita dal nulla come tutte le sue sparate epocali, mi perplime.
guardo le all star.
la targhetta sul tallone comincia a staccarsi sui lati e mi saluterà presto, e anche il bordino di gomma si è un po' scollato qui e lì...
però, lo noto solo ora, quelle scarpe sono incredibilmente e inspiegabilmente pulite.
rispondo che no, non lo sono.
mi chiede quanto sono alte e se gliele faccio vedere.
mi sento decisamente in imbarazzo.
alzo l'orlo dei jeans, "arrivano più o meno qui, ma io le porto sempre girate. adoro le scarpe coi risvolti, mi piacciono un sacco"
"devo ricordarmi di dirlo a mia sorella"
lo guardo.
non ho idea di cosa significhi o del perchè l'abbia detto, ma non aggiunge altro.
forse, in effetti, non stava nemmeno parlando con me, ma considerando ad alta voce.
mi piace quando lo fa.
e lo fa spesso.
il suo treno sta per arrivare e anche il mio lo farà a momenti.
mi manda un bacio con la mano, come i bambini; un gesto dolce che mi fa sorridere.
mi rendo conto che forse non lo rivedrò mai più solo quando faccio a piedi il giro dell'isolato intorno al mio hotel per fumare un paio di paia di sigarette.
guardo il mio riflesso sulla vetrina di un negozio, fisso le converse... 
in effetti, il mio ipotetico incontro con NN me l'ero immaginato diverso.
avevo sempre pensato che, se un giorno lo avessi conosciuto di persona, io...
beh...
insomma...
ecco....
avrei avuto addosso qualcosa di carino.
anche se in fondo non è poi così importante. 
probabilmente, tutte le ragazze con cui esce hanno sempre addosso qualcosa di carino, le scarpe coi tacchi e la biancheria coordinata.
alla fine, quindi, forse è più divertente così.


insomma, la morale della storia è: 
ascoltate sempre quello che dice mammà 
e, quando andate in giro, portatevi sempre qualcosa di carino.
poi, ovviamente, mettetevi quel che vi pare.

[..... e intanto oggi in ufficio così.]