mercoledì 7 dicembre 2016

SCUSA, NON CAPISCO

ci sono molti motivi per cui una persona viaggia da sola.
io, nello specifico, viaggio da sola perchè mi piace stare da sola.
prendere i miei tempi, perdermi negli spazi, osservare le cose, interagire con la specie umana per libero arbitrio.
avendo qualche gene psycho nemmeno troppo latente, quando sono in giro passo dallo stare giorni interi senza proferire parola alcuna che non sia strettamente legata all'ordinare del cibo, al ritrovarmi a chiacchierare alla fermata di un night bus con un anziano inglese che mi racconta di quando stava a Venezia durante la guerra con i canali che puzzavano di cacca [true story].
resta comunque empiricamente provato che la gente abbia più voglia di parlare con me di quanto io abbia voglia di parlare con la gente...
è così che negli anni ho affinato la mia tecnica dello SCUSA, NON CAPISCO quando sono in terra franco/anglofona.
scusanoncapisco è un toccasana per tagliare corto coi deficienti o per tirarsi fuori da qualche situazione noiosa.
e capita che alle volte sia anche un modo divertente per passare dieci minuti a [non]parlare con persone che, credendo che tu non capisca davvero, dicono cose che altrimenti non direbbero affatto...

Londra.
agosto.
esterno giorno.
passeggio da sola per Tottenham Court Road con uno zainetto in spalla bevendo caffè.
un ragazzo con una cartellina in mano mi ferma e comincia a parlarmi di una petizione da firmare...
parte il piano misantropiaportamivia:
"scusa, non capisco, non parlo bene inglese"
"do you live in London?", dice scandendo le parole.
"no"
"tourist?"
faccio segno di sì con la testa.
"oh, ok..."
sto per proseguire per la mia strada, quando chiede "spanish?"
"no, sono italiana"
"oh, italian! siono stanco! fa friedo!"
scoppio a ridere, pensando che oh, se queste sono le uniche parole che ha imparato, nel bel Paese non si dev'essere trovato poi molto bene!
"quasi... ma non è freddo, fa caldo!"
lui mi guarda con aria confusa, mi sa che non ha davvero capito un tubo.
io continuo il mio teatrino: "freddo vuol dire cold, caldo invece è hot" gli dico, pronunciando rigorosamente cold con la o aperta e hot senza la acca.
"aaaah, ok" annuisce, poi mi guarda e sorridendo dice: "you are hot"
mi lascia un po' sorpresa, ma lo dice in maniera carina...
voglio dire... l'esemplare maschio spesso non ha un modo molto aggraziato per dimostrare il proprio interesse; una volta ho rimediato un "quante patate ha mangiato tua mamma per farti così gnocca?", giuro su dio, ed è stata una cosa talmente penosa che dubito fortemente che quello la veda nemmeno col binocolo, una patata.
"it is hot" ripeto, facendo la finta tonta.
"oh yes, but you are hot" dice sottolineando lo you indicandomi con il dito, divertito da un gioco di parole che crede che io non capisca.
capiamoci, non è che cestaapprovà eh, il suo è soltanto un complimento spontaneo senza secondi fini, incastrato dentro un finto equivoco.
e sono proprio quei complimenti lì, quelli gratuiti, che mi imbarazzano da morire, così tanto che in genere faccio finta di non capirli nemmeno se me li fanno in italiano.
so che sto arrossendo, è decisamente ora che io tagli la corda.
saluto, giro i tacchi e scappo via.
attraverso la strada e faccio per imboccare Goodge Street, quando un'altra ragazza con la cartellina in mano mi ferma e ricomincia la tiritera.
la interrompo gentilmente dicendole, in inglese, che mi spiace, ma non abito a Londra, sono solo in vacanza...
mi chiede dove sto andando di bello e le rispondo che ora vado al Pollock's Toy Museum, più tardi a Neal's Yard; mi consiglia un posto vicino a Covent Garden dove andare a mangiare qualcosa...
chiacchieriamo qualche minuto.
giro lo sguardo sul marciapiede opposto e incrocio quello del ragazzo di prima.
ride scuotendo la testa, consapevole di essersi fatto prendere in giro.
gli sorrido e gli faccio un gesto di saluto con la mano, lui risponde agitando la sua.
mi giro e riprendo il mio viaggio misantropo.
chissà se e quando parlerò di nuovo con qualcuno, nei prossimi giorni?

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